Conferenza di Programma Cgil: Forte (Cgil Puglia), lo Stato non può rimanere a guardare su Ilva

25 -01-2013

“Il Piano del Lavoro punta sul fatto che il Sud ha bisogno di una strategia complessiva di sviluppo del Paese”, un progetto che si basa anche “sui punti di forza del Mezzogiorno che già oggi dà contributi decisivi in tanti settori come i porti, l'energia, la chimica, il petrolio”. A dirlo è il segretario generale della Cgil pugliese, Gianni Forte, nel suo intervento alla Conferenza di programma della Cgil. Argomento centrale del suo intervento, non poteva essere altrimenti, il caso Ilva. “Non doveva scoppiare - sottolinea il sindacalista - per accorgersi che Taranto fosse un luogo decisivo per la tenuta del sistema industriale italiano. Questo vuol dire che ci sono le potenzialità, ma vuol dire anche che lo Stato non può stare a guardare: deve infarinarsi le mani per salvare lo stabilimento a prescindere dal ruolo della famiglia Riva". Una soluzione, nel suo ragionamento, si può e si deve trovare e deve “guardare oltre” l'attuale proprietà. “Non solo per i guai giudiziari – spiega Forte –, ma anche perché c'è ormai un corto circuito tra la famiglia e la città. Questo è il punto: se vogliamo continuare a mantenere l'impresa pesante, che è stata imposta nel passato al Sud e che oggi lo tiene in piedi, bisogna pensare a forme alternative, anche di gestione, che possano far recuperare il clima di fiducia che non c'è più. Altrimenti si rischia che la città si rivolti contro lo stabilimento”. Più in generale, osserva il sindacalista, “non possiamo continuare a parlare di green economy se non la facciamo entrare nella contrattazione. Dobbiamo fare nostri questi problemi, com'è nell'impianto alla base del Piano del lavoro che parla di un nuovo modello di sviluppo per affrontare le incongruenze delle politiche industriali”. Infine, un passaggio sul welfare, sanità in primis. “Il sistema sanitario è allo sfascio e ormai, per ottenere una prestazione, la devi pagare”. A questo, si aggiunga la mancanza di risorse per gli ammortizzatori sociali, compresi quelli della seconda parte del 2012. “Le scelte di rigore non sono state una calamità naturale – conclude Forte –, perché la gestione delle risorse è decisiva. Non bastano i fondi strutturali, c'è bisogno della spesa ordinaria, quella che serve a dare servizi, attivare i piccoli cantieri che danno impulso immediato all'economia in tempi di crisi”.


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