Giovani e lavoro, lettera aperta della Cgil agli imprenditori

Della condizione dei giovani si parla in modo inappropriato. Lavoro povero e ritardo dello sviluppo, giovani vittime e non colpevoli

24-05-2022 13:13:45

C’è chi li ha chiamati bamboccioni, accusati di stare a lungo a casa con i genitori. Chi li vorrebbe al lavoro nelle vigne in età in cui non si è ancora terminata la scuola dell’obbligo. Ci sono poi quelli che li accusano di preferire il divano e meglio ancora il reddito di cittadinanza – tra questi tantissimi imprenditori e qualche politico – piuttosto che un lavoro, fa niente se precario, sottopagato, sfruttato, magari gratis, “perché la gavetta così si fa, l’importante è imparare un mestiere” (questa è di qualche ricco manager con residenze in paradisi fiscali). Poveri giovani, causa di tutti i mali di un paese dove l’evasione fiscale supera i 100 miliardi di euro l’anno e nel mercato del lavoro sussistono in ogni settore ancora caporalato e para schiavismo. Con mille e trecento morti l’anno per mancanza di sicurezza.

Cari imprenditori, in questo Paese, purtroppo, dei giovani e della loro condizione si parla non solo in modo inappropriato, ma anche poco. Crediamo del tutto insufficiente che tale dibattito affiori tra le pagine della cronaca nazionale esclusivamente a ridosso dell’estate, offrendo una lettura del tutto parziale del problema e, di conseguenza, proposte altrettanto parziali per la sua risoluzione. 

Cari imprenditori pugliesi, ci rivolgiamo a voi, a chi lamenta ogni anno – e ben prima che esistesse il Reddito di cittadinanza –mancanza di manodopera in ogni settore, dall’industria del turismo all’agricoltura: smettiamola di accusare i giovani di scarsa volontà, di appesantirli di una responsabilità sociale che non hanno. Perché parliamo di una generazione che soprattutto al Sud, nella nostra regione, vive una drammatica esclusione a partire dall’impossibilità a costruirsi percorsi di vita autonoma. Una situazione aggravata dalla pandemia, che ha aumentato gli stati di stress, ansia e paura circa il futuro, costretti in tantissimi – lo dicono gli esperti – a dover ricorrere anche al sostegno psicologico di specialisti. Gli ostacoli all’accesso all’istruzione ed al diritto allo studio, pre-esistenti all’emergenza sanitaria ma per i quali la Dad ha avuto un ruolo rivelatore, e le difficoltà di prefigurarsi un domani a causa di una mancata indipendenza economica, hanno ricadute serie anche sullo stato della salute mentale. Un domani che ci ostiniamo a pensare tale, immaginando di aver tempo per progettare correttivi, ma che è in verità un drammatico oggi, un presente in cui i giovani under 35 sono anche in Puglia la fascia d’età più povera, umiliati da lavori precari e poveri, da una giungla di contratti che è stata messa su con l’unico scopo di sostenere il profitto delle imprese avvilendo diritti e garanzie economiche di chi lavora, al punto che è povero anche chi ha un’occupazione. Apprendistati, tirocini, part time oltre al diffuso lavoro nero e grigio, al cottimo, alla dilatazione a dismisura degli orari di lavoro senza rispetto della persona.

Cari imprenditori, denunciamo assieme chi fa concorrenza sleale comprimendo diritti e salari a danno di chi rispetta le leggi. Sappiamo, sapete, che non è il reddito di cittadinanza un ostacolo al reperimento di manodopera, perché pochissimi giovani ne sono percettori, perché nemmeno di sussistenza sono spesso gli indennizzi e mai preferibili a un salario degno come da contratto di lavoro. Questa è una terra dove prevale lavoro non specializzato, con basse paghe anche quando in regola. Da questa condizione di povertà, di sfruttamento, scappano i giovani: tra il 2000 e il 2020 hanno trasferito la propria residenza all’estero oltre 90mila pugliesi, e in altra regione italiana 470mila. Misura di quell’impoverimento sociale e demografico che rischia davvero di rendere vani gli sforzi che ai tavoli istituzionali ogni attore sociale sta compiendo per costruire progettualità che sostengano la crescita economica e sociale di questa regione.

Cari imprenditori, oggi le opportunità ci sono più che mai, dai fondi del Pnrr a quelle della programmazione comunitaria. Se c’è un problema di incontro tra domanda e offerta di lavoro sediamoci nelle sedi preposte per costruire buone pratiche, magari potenziando e valorizzando il sistema pubblico dei centri per l’impiego. Se c’è un problema di professionalità che mancano, chiamiamo in causa tutte i soggetti coinvolti per immaginare quali interventi sul sistema dell’istruzione e della formazione.

Chiediamo a tutti, imprenditori in primis ma anche alla politica che procede spesso per slogan e propaganda, di avere un atteggiamento serio e rispettoso nei confronti dei più poveri che con il Rdc – lo dice la Banca d’Italia - sono riusciti ad affrontare le difficoltà della pandemia. Così come serve rispetto per i giovani, una generazione preoccupata e sofferente, disposta a mettersi in gioco – lo facevamo notare rispetto alle massicce adesioni alle selezioni di multinazionali che investono in Puglia o con la partecipazione a concorsi pubblici – quando è certa di non finire in un sistema che tritura sogni, aspettative, anche vite. Smettiamola di avvilire i giovani, vittime loro malgrado di un periodo storico non certo favorevole tra pandemie, guerre, recessioni economiche. Investiamo in buona occupazione, in sostenibilità sociale e ambientale, in innovazione e qualità. E siamo certi che proprio i giovani saranno i protagonisti della crescita del Paese, del Mezzogiorno, della Puglia.

 

Pino Gesmundo, Segretario generale Cgil Puglia

Maria Giorgia Vulcano, Responsabile Dipartimento Politiche Giovanili Cgil Puglia


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