Rapporto Svimez: in crisi e senza lavoro, il Sud è in ginocchio

22 -10-2013

Il meridione è in ginocchio. I lavoratori emigrano, il pil non si smuove e la disoccupazione raggiunge vette inquietanti. E' l'allarme lanciato dal rapporto Svimez.

Nel primo trimestre 2013 il Sud Italia ha perso 166mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente scendendo sotto la soglia dei 6 milioni. Non accadeva dal 1977. Nel 2012 il tasso di occupazione in età 15-64 è stato del 43,8% nel Mezzogiorno a fronte di un 63,8% nel Centro-Nord. Nel 2012 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 17% al Sud. I livelli raggiunti ci riportano agli inizi degli anni 90. Il tasso di disoccupazione degli under 35, però, è salito al 28,5%.

La zona grigia del mercato del lavoro continua inoltre ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca negli ultimi sei mesi. Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord sfiorerebbe la soglia del 12% (ufficiale: 8%) e al Sud passerebbe dal 17% al 28,4% (era stimato al 22,4% nel 2008).

Seconod lo Svimez, poi, a livello regionale il tasso di occupazione più alto si registra in Abruzzo (56,8%), il più basso in Campania, dove lavora solo il 40% della popolazione in età da lavoro. In valori assoluti, la Sicilia perde 38mila occupati, 11mila la Calabria, 6mila la Sardegna, 3mila la Basilicata.

L'emigrazione, però, incombe. Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 114 mila abitanti. Riguardo alla provenienza, in testa per partenze si colloca la Campania, con una partenza su tre (36.400); 23.900 provengono dalla Sicilia, 19.900 dalla Puglia, 14,200 dalla Calabria. In direzione opposta, da Nord a Sud, circa 61mila persone, che rientrano nei luoghi d'origine, soprattutto Campania (16mila), Sicilia (15mila) e Puglia (10mila). La regione piu' attrattiva per il Mezzogiorno resta la Lombardia, che ha accolto nel 2011 in media quasi un migrante su quattro, seguita dal Lazio.

L'Italia è ancora in recessione, ma a pagare il prezzo più alto è sempre il Sud. Secondo le stime della Svimez, nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell'1,8%, quale risultato del -1,6% del Centro-Nord e del -2,5% del Sud. A causare la contrazione dell'attività produttiva il forte calo dei consumi (stimato in -2,9% al Centro-Nord, che diventa -4,4% al Sud) e il crollo degli investimenti, -11,5%, a fronte di un calo nazionale del -6,7%. Giù anche il reddito disponibile, -2% al Sud, -1,3% al Centro-Nord, una contrazione preoccupante, poiché si verifica da due anni consecutivi. 

Da segnalare, "a testimonianza della gravità della crisi, l'ulteriore perdita di posti di lavoro", -2% al Sud, -1,2% al Centro-Nord, che porterebbero, se confermate, in cinque anni, dal 2008 al 2013, a 560mila posti di lavoro persi nel Sud (pari al 9% dello stock) e nel Centro-Nord a 960mila posti persi, pari al 5,5% dell'occupazione totale. In un panorama fortemente negativo, "tengono" invece le esportazioni: nel 2013, a fronte della stazionarietà del Centro-Nord (0%), il Sud segnerebbe -0,1%. Nel 2014, secondo stime Svimez, il Pil nazionale è previsto a +0,7%, invertendo la tendenza recessiva dell'anno precedente. In questo contesto il Pil del Centro-Nord dovrebbe trainare l'inversione di tendenza con +0,9%, mentre quello del Mezzogiorno resterebbe inchiodato allo 0,1%.

 

www.rassegna.it


Condividi sul tuo social preferito