Referendum: mancato quorum non ci ferma da lotta per un lavoro stabile e sicuro

11-06-2025 11:25:10
“Si va avanti, sulla strada dei diritti e della dignità del lavoro, perché i numeri su precariato e povertà parlano chiaro, e dietro i numeri ci sono persone in carne e ossa. Per loro abbiamo proposto i referendum, per loro proseguiremo con ogni strumento di contrattazione e mobilitazione che abbiamo a disposizione”.
È il commento all'esito dei quesiti referendari sul lavoro della segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, che riconosce la sconfitta “perché non abbiamo mai voluto intraprendere una battaglia ideologica, non siamo un partito e non abbiamo bisogno di mistificare la realtà. La nostra battaglia è sempre stata e sempre sarà a fianco dei lavoratori. Vincere significava intervenire sulla sicurezza per limitare le morti sul lavoro, cancellare il subappalto selvaggio, arginare il precariato. Non ci siamo riusciti, per ora”.
“Abbiamo girato in lungo e largo la regione in questo mese e mezzo di campagna referendaria – ricorda Bucci -, ogni dirigente e militante è stato impegnato pancia a terra. Ci siamo confrontati con migliaia di persone, lavoratori, lavoratrici, giovani, associazioni espressioni dell’impegno sociale e civile, laico e cattolico. Tutti pensano sia necessaria una rivalorizzazione del lavoro, utile non solo a chi di lavoro vive ma per delineare uno sviluppo vero, equilibrato, che sostenga un sistema produttivo di qualità, che investa su competenze e non giochi al ribasso su salari e diritti”.
“Non abbiamo raggiunto l’obiettivo ma non ci fermiamo. Anche il referendum ci segnala un male profondo da non sottovalutare e che è legato al deficit di partecipazione democratica. Disaffezione e sfiducia sono una spia preoccupante per la democrazia, lo diciamo da tempo – sottolinea la segretaria Cgil -. E questo dato si riscontra soprattutto nelle aree più sofferenti del Paese, a Sud, nelle periferie, nelle zone interne, in chi si sente dimenticato dallo Stato. Lo sapevamo che era difficile quando abbiamo lanciato questa campagna, ma se calcolassimo le azioni giuste solo in base alla possibilità di successo tradiremmo i nostri ideali e il nostro mandato”.
Restano sul campo per la Cgil “i milioni di Sì ai cinque quesiti e soprattutto i nodi irrisolti che non noi ma economisti e soggetti autonomi segnalano come un problema per la crescita del Paese. La precarietà, i bassi salari, che determinano bassi consumi e sono l’effetto di una scarsa specializzazione e qualificazione del sistema produttivo, che a sua volta trascina emigrazione giovanile, soprattutto tra quanti sono più formati. E in questo contesto il Sud, i nostri territori, pagano ancora una volta un prezzo più alto, in termini di opportunità di crescita industriale, occupazionale, reddituale”.
E allora, “siccome crediamo fortemente in quello che facciamo e diciamo, non possiamo fermarci. Si va avanti: a difesa di chi vive di lavoro e di lavoro vuole vivere e non morire. Così come di chi non vuole morire di precariato e fame”.