Sciopero generale, appello Cgil: sindaci e amministratori in piazza con noi contro i tagli del Governo

28-11-2024 09:11:33

“Chiediamo a tutti i rappresentanti istituzionali e in particolar modo ai sindaci e alle sindache delle amministrazioni locali di questa regione, di essere in piazza con Cgil e Uil il 29 novembre, giorno dello sciopero generale. Per far sentire forte anche la loro voce rispetto a una manovra economica che penalizzando gli enti locali si abbatte ancora una volta sui cittadini, soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione”. È l’appello che lancia Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil pugliese, a fronte delle proteste che dall’assemblea nazionale dell’Anci prima, e dall’associazione pugliese dei Comuni poi, si sono alzate sugli effetti della legge di bilancio.

“I Comuni saranno sottoposti a partire dal 2024 a un taglio di 300 milioni annui per il prossimo biennio e di 200 milioni annui per il 2026-2028. Sono inoltre previste riduzioni sul versante dei finanziamenti per investimenti legati ad esempio alle rigenerazioni urbane, così come si taglia del 25 per cento la possibilità di assumere a tempo indeterminato nel 2025. Sono provvedimenti – spiega la segretaria della Cgil – che hanno come sempre ripercussioni più forti nel Mezzogiorno, dove già vi è una spesa storica per i servizi più bassa, anche a seguito di redditi inferiori che garantiscono minore gettito fiscale, e dove più forte la carenza di organici nelle pubbliche amministrazioni”.

Così facendo il Governo “colpisce due volti chi vive di lavoro e pensioni. Da un lato non fa nulla per recuperare potere d’acquisto dei redditi erosi dall’inflazione in questi anni, dall’altro i sindaci non potranno far altro che o ridurre i servizi o aumentare le tasse. Lo hanno spiegato bene gli amministratori di alcuni Comuni anche pugliesi. Ma le critiche si sono alzate da governi comunali senza distinzione di colore e appartenenza politica, a dimostrare la fondatezza delle critiche portate avanti da Cgil e Uil alla manovra”.

Politiche che non faranno altro che aumentare i divari territoriali. “Già oggi i trasferimenti medi per abitante al Sud molto inferiori a quelli del Nord. Se poi guardiamo ai servizi erogati, la piattaforma Open Civitas aggiornata al 2021 ci dice che se in Puglia la spesa storica per abitante per gli asili nido è di 15 euro, in Lombardia sale a 30 e in Emilia a 50 euro. Se prendiamo a riferimento altri servizi, come quello per gli anziani, in Puglia gli utenti serviti da strutture sono 0,69 ogni 1000 abitanti. Dato che sale a 3,66 in Emilia Romagna. Così come per le spese per la viabilità: in Puglia la spesa storica per la manutenzione ordinaria delle strade è di 248 euro per km, contro i 1.128 dell’Emilia e i 1.349 della Lombardia. Solo alcuni esempi, che richiederebbero impegni per garantire a tutti i cittadini eguali servizi. E invece si propone l’autonomia differenziata, bocciata dalla Consulta, e non si fa nulla per colmare i divari esistenti, tagliando in modo lineare la spesa per le pubbliche amministrazioni così come il welfare”.

“Sindaci e sindache – conclude Gigia Bucci – sono i rappresentanti istituzionali più prossimi al disagio delle persone, su di loro si abbattono le proteste e le denunce di chi lamenta disservizi e mancanza di risposte a bisogni sempre più estesi a causa dell’aumento della povertà nei nostri territori. Pagando anche un prezzo politico rispetto all’impossibilità di dotarsi di strumenti finanziari per affrontare le tante emergenze. Allora invitiamo tutti e tutte che ricoprono incarichi istituzionali, dal Presidente della Regione ai responsabili di Comuni e Province, a essere con noi in piazza il giorno dello sciopero generale, con i gonfaloni, per far sentire forte la critica al Governo per una manovra di bilancio che è ingiusta e sbagliata, non affronta le priorità del Paese – salari, pensioni, politiche industriali – e addirittura taglia welfare, sanità, istruzione, risorse per gli enti locali. Di fatto esponendo chi già oggi paga maggiormente il prezzo della crisi di ritrovarsi con ancora minori tutele pubbliche. Un disegno disastroso a vantaggio degli interessi di pochi”.


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