Suicidi e poca sicurezza "Un bollettino di guerra"

06 -05-2013

«È un bollettino di guerra quotidiano». È il commento a caldo di Gianni Forte, segretario generale Cgil Puglia, dinanzi all’ennesimo incidente sul lavoro accaduto ieri a Foggia. «In una situazione in cui il lavoro manca — spiega — le persone, purtroppo, sono sempre più disponibili a scambiare i diritti con il lavoro. C’è una propensione a disinvestire sulla sicurezza che rende più vulnerabili i lavoratori, specialmente nelle piccole e medie imprese». Che fare, allora? «Ci sarebbe bisogno di allargare l’offerta di lavoro: l’assenza di occupazione è la madre di tutti i problemi».   Anche dell’ennesimo morto suicida ieri a Taranto, dunque? «L’esasperazione sembra incontenibile, manca la fiducia e molto spesso subentra la rassegnazione. Questi gesti estremi sono la disperata conseguenza dell’assenza di ogni certezza sul futuro».

Fatto sta che i suicidi per il lavoro sono all’ordine del giorno. Non crede che sia scattato una sorta di effetto emulativo? «Senza dubbio. Quando tali episodi diventano così frequenti è un’ipotesi plausibile, ma l’emulazione nel togliersi la vita non è qualcosa che avviene a cuor leggero. C’è una base di esasperazione che rende vulnerabili le persone, attraverso una crescente fragilità psicologica realmente preoccupante. Ce ne rendiamo conto anche noi, come sindacato, interagendo con gente che perde la propria occupazione o il diritto agli ammortizzatori sociali. Quando si tratta di persone in età avanzata l’assenza di prospettive è un dato reale. Noi stessi, infatti, non sappiamo quali risposte offrire a questo disagio».   Nessun rimedio alternativo per fronteggiare questo malessere dilagante? «Le nostre sedi comunali sono diventate una sorta di centro d’ascolto e, se la mission del sindacato è quella di dare risposte, abbiamo sempre più difficoltà ad immaginarle. Mancano gli strumenti e un apporto delle istituzioni. Lo stesso sistema di welfare dovrebbe adeguarsi per gestire queste problematiche e prevenire, per quanto possibile, la deriva di chi ha perso un posto di lavoro». Poco fa parlava di allargare l’offerta di lavoro, ma com’è possibile che accada in uno scenario di crisi come quella che stiamo vivendo? «C’è un indebolimento preoccupante del sistema produttivo, è fuori discussione, ma è anche vero che esistono tante piccole possibilità occupazionali che si potrebbero attivare se il pubblico ricominciasse ad investire. Penso al ruolo degli enti locali che, se fossero liberati dal vincolo di patto di stabilità, potrebbero avviare piccoli cantieri per migliorare la vivibilità urbana e la qualità del territorio. Anche i centri per l’impiego potrebbero svolgere un ruolo determinante alle politiche attive per il lavoro, facendo sentire le persone meno sole dinanzi al dramma della disoccupazione e accompagnandolo verso altre soluzioni di impiego. Senza contare, tuttavia, l’allarme determinato dall’eventuale mancato rifinanziamento degli ammortizzatori sociali». Che portata avrebbe in Puglia la perdita di cassintegrazione? «Ci sono già almeno 20mila persone in mobilità: sono prive di qualunque sostegno. È una bomba sociale pronta a scoppiare da un momento all’altro e, fra questi disoccupati, ce ne sono alcuni che hanno raggiunto punte di esasperazione oltre la soglia di guardia. Rifinanziare la cassintegrazione serve a far sì che altre migliaia non si aggiungano a questi 20mila, per i quali non si può certo restare con le mani in mano» 

(05 maggio 2013)

  http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/05/05/news/suicidi_e_poca_sicurezza_un_bollettino_di_guerra-58086675/

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