Il ministro Trigilia in Puglia, Gianni Forte: maggiore attenzione al Mezzogiorno

25 -07-2013

La presenza del Ministro Trigilia a Bari deve indurci a proporre la Puglia come una regione che rivendica una attenzione più forte nei confronti del Mezzogiorno e del contributo che può dare in direzione del superamento della crisi e per l’avvio di una nuova fase orientata verso la crescita. Le risorse sono di certo importanti, così come è importate guardare alla nuova programmazione come un’opportunità da non sprecare.

 

Il confronto tra le parti economico-sociali e la Regione sui tavoli tematici che costituiranno l’ossatura dei Programmi operativi è in pieno svolgimento e ciò ci consente di fare alcune considerazioni di carattere generale, sia alla luce dell’esperienza del ciclo che si va concludendo, sia sulle priorità che si vanno individuando per il prossimo.

 

Una prima considerazione riguarda la capacità di spesa delle Regioni e la qualità della stessa.

 

È in atto una tendenza ad omologare tutte le Regioni in una generale incapacità di usare le risorse messe a loro disposizione sia dalle politiche regionali comunitarie che nazionali con il Fondo Coesione, per avvalorare un disegno mai sopito di centralizzazione di tali risorse, con il relativo svilimento della funzione delle Regioni.

 

Si tacciono le ragioni spesso alla base di tali ritardi: il sistema degli appalti, il Patto di Stabilità, la pluralità dei soggetti coinvolti nelle decisioni. Così come si omette di ricordare che anche i Programmi Operativi Nazionali, di esclusiva competenza ministeriale, soprattutto in materia di opere pubbliche, non presentano minori problemi.

 

La Puglia è una regione che non registra ritardi nella spesa né, ragionevolmente, rischia il disimpegno automatico dei fondi comunitari; a maggior ragione deve rivendicare che le risorse dalla programmazione 2014-2020 siano utilizzate subito e senza le decurtazioni, rispetto al ciclo precedente, di cui si ha sentore e per cui esprimiamo subito una netta contrarietà in quanto verrebbe messo seriamente in discussione ogni sforzo per uscire dalla crisi.

 

Il primo obiettivo deve essere la realizzazione di un programma che abbia al centro il lavoro in termini sia quantitativi che qualitativi.

 

Così come il confronto in atto tra Governo e Regioni non può non tenere conto, nella individuazione dei parametri per la ripartizione dei fondi, della efficacia e della efficienza della spesa.

 

I concetti di concentrazione delle risorse, accelerazione e qualità della spesa, rapida esecuzione delle opere contenuti nel documento del Ministero per la coesione territoriale non sono affatto in contraddizione con la necessità da noi espressa di rendere subito esigibili le risorse disponibili. Le priorità condivise individuate ai tavoli tematici quali ambiente, istruzione ricerca e formazione, competitività, trasposti e territorio, inclusione sociale e aree interne sono tutti temi che consentono la rapida apertura di cantieri di lavoro e la realizzazione di opere infrastrutturali, anche in funzione anticiclica, dando uno sbocco immediato alla fame di lavoro e al profondo malessere che attraversa tutta la società pugliese.

 

Allora sarebbe il caso che nei primi anni del nuovo ciclo si concentrino interventi che richiedano meno compartecipazione da parte di Regioni ed enti locali, alla prese con difficoltà dovute alle ristrettezze di bilancio.

 

Occorre concepire un grande piano unitario di sviluppo e di attrattività del territorio capace di coniugare e traguardare ad un unico obiettivo le tante competenze tecniche e professionali presenti in regione, con una straordinaria azione di risanamento e manutenzione del territorio insieme ad interventi strutturali a sostegno del sistema produttivo, in particolare il manifatturiero, sia sul piano dell’innovazione, che del credito e del sostegno all’internazionalizzazione.

 

Insieme a ciò occorre portare avanti una decisa azione pubblica in direzione dell’istruzione a tutti i livelli e della formazione e efficaci politiche di inclusione sociale e di lotta alla povertà che non possono prescindere dal pieno coinvolgimento delle istituzioni locali.

 

L’uso centralizzato delle risorse non è detto che si traduca in maggiore efficacia della spesa e comunque non aiuterebbe il processo di crescita della classe dirigente di un Mezzogiorno che ha già visto crollare nel corso degli anni i trasferimenti dello  Stato, tanto da dover poggiare la propria capacità di intervento quasi esclusivamente sui fondi comunitari.


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