Seminario Cgil "Comunicare il lavoro". Precariato dilagante anche tra operatori informazione

25 -09-2015

“Una riflessione comune su come viene raccontato il lavoro e sulla condizione degli operatori dell’informazione, di chi il lavoro lo deve raccontare”. L’ha introdotta così Gianni Forte, segretario generale della Cgil Puglia, la giornata seminariale dal titolo “Comunicare il lavoro”, che si è svolta ieri nella Sala Trulli della sede regionale della confederazione.

Forte: lavoro prima preoccupazione ma sui giornali prevale politica. “La crisi ha colpito indistintamente tutti i settori, anche quello dell’editoria – ha proseguito Forte –, incidendo notevolmente sui livelli occupazionale e anche sulla qualità del lavoro. Tutto questo, è evidente, non può non avere ricadute anche su come si raccontano le vertenze di lavoro, l’attacco ai diritti che è in corso, il lavoro che manca per i giovani”. Se è vero che la prima preoccupazione che avverte ogni cittadini rimanda alla propria condizione lavorativa “ci chiediamo come mai non c’è una corrispondenza diretta con quello che ogni giorno vediamo sui media, dove la politica o spesso il chiacchiericcio politico o la polemica sono predominanti, sempre presenti”.

Ordine e Assostampa: siamo sulla stessa frontiera. Ai lavori ha portato il saluto il presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Valentino Losito, che ha ricordato “la grande precarietà occupazionale e salariale che ha colpito il settore. Siamo sulla stessa frontiera con il sindacato e vogliamo difendere la nostra professione, che non è quella di ‘confezionatori’ di notizie e comunicati. Dovremmo tornare a indagare e illuminare le periferie della nostra società”. Per l’Assostampa è intervenuto il vice presidente regionale, Bepi Martellotta: “E’ stato spiegato bene, chi racconta la precarietà è un precario. Invisibili che parlano di altri invisibili. La logica che perseguono oramai gli editori è quella della sola riduzione dei costi, c’è stato un tracollo di vendite dei giornal, l’informazione non risulta più essere un investimento. Ma il giornalismo non potrà mai essere sostituito dai social media. La nostra forza continua a essere quella di chi scrive avendo verificato una fonte, garanzia per chi legge, presidio di democrazia”.

Lavoro e carta stampata. la ricerca commissionata dalla Cgil. Nella sessione mattutina del seminario è stato presentato uno studio commissionato dalla Cgil Puglia ai sociologi Leo Palmisano e Letizia Carrera, ovvero un’analisi quantitativa e qualitativa su come il tema lavoro è stato affrontato dalle quattro testate regionali (Corriere della Sera, Repubblica, La Gazzetta del Mezzogiorno e il Quotidiano di Puglia) nei primi sei mesi del 2015. “Di lavoro se ne parla – ha illustrato Palmisano – nell’87% dei casi, ma di politica se ne parla sempre, ogni giorno. Il lavoro irrompe sui giornali quasi sempre in tema di emergenzialità, quindi nel 46% dei casi si scrive di vertenze e sicurezza, nel 16% dei casi di dati occupazionale, nel 25% dei casi del macroinsieme politiche del lavoro”, al cui interno però le posizioni del sindacato trovano spazio solo nel 38% dei casi. E anche in questo caso il tema politiche del lavoro è tre volte su quattro collegati a vertenze aziendali e possibili risoluzioni”. Quel che manca, ha denunciato Palmisano, “sono le inchieste, gli approfondimenti su singole vertenze e temi specifici. Anche sulle cause che hanno prodotto le crisi, manca quasi sempre un portato storico”. Più grave, per il sociologo, la riflessione sul lavoro come opinione di senso comune che emerge dall’analisi della stampa regionale. “Il lavoro è un aspetto non marginale ma neanche centralissimo della cronaca, un fenomeno sociale sul quale la politica e, non sempre, il sindacato devono dire la loro”.

Un rapporto, quello tra carta stampata e lavoro, che diventa più difficile per le cosiddette “categorie deboli”, sulla cui analisi si è concentrato il lavoro di Letizia Carrera. “Parliamo di giovani, donne, cassintegrati, over 50, lavoratori stranieri. Spesso le analisi sul mondo del lavoro, tout court, non tengono conto delle differenze interne agli scenari lavorativi, si neutralizzano così le differenze e le specificità”. Il tema del lavoro dei giovani fa capolino quando manca, “sulla base magari di rapporti statistici. Prevale l’aspetto negativo a quello positivo, magari iniziative a sostegno dell’occupazione giovanile”. Scarsissima la presenza del lavoro femminile, “che fanno notizia quando magari raggiungono posizioni apicali, anche se poi ne analisi propendono per la conciliazione con la vita privata, cosa che mai ci si sogna di chiedere a un uomo”. Soffre della visione aggregata e semplificate anche la questione cassintegrati, “dove si dà più spazio ai dati che al vissuto, si perde di vista la singolarità”. Disattenzione sostanziale per i disoccupati over 50, “che presenta problematiche specifiche e spesso è vista in contrapposizione con quella dei giovani in cerca di un lavoro”. Infine “il tema degli stranieri in relazione a quello del lavoro è assente se non quando si parla di agricoltura e lavoro nero, nonché nelle letture legate all’aspetto di ordine pubblico”.


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