Cgil Puglia: alla Regione 35 tavoli di crisi, altro che crescita industria

02-08-2017 08:28:52

Per quanto possano sembrare parziali i dati Svimez sul Mezzogiorno non ci sembra che si possano, per converso, prendere per oro colato i dati di Confindustria che parlano di crescita spettacolare dell’industria al Sud. Sappiamo bene che anche i numeri non sono mai del tutto neutri ma, numeri per numeri, ne diamo anche noi qualcuno: solo dall’inizio dell’anno ad oggi sono stati aperti presso la task force per l’occupazione della Regione 35 tavoli di crisi, tutti riguardanti il settore manifatturiero e quasi tutti grandi aziende. La task force ha tenuto solo in questo scorso del 2017 ben 126 sedute per scongiurare il rischio di licenziamento di molte migliaia di lavoratori. Un ulteriore dato che segnala le difficoltà riguarda il numero di ore di Cassa integrazione autorizzate: in Puglia nei primi sei mesi sono state 24,8 milioni con un aumento del 29,6 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dato ancor più significativo è l’esplosione della Cassa integrazione in deroga che passa da 709mila ore del 2016 a 2,4 milioni di quest’anno. E il settore che presenta maggiori difficoltà è proprio quello dell’industria che passa dalle 14,8 milioni di ore dei primi sei mesi del 206 alle 22 milioni di ore di quest’anno, con un aumento del 48,7 per cento. Ancora, circa l’occupazione, registriamo nei primi cinque mesi del 2017 circa 37mila cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, di contro le nuove assunzioni riguardano nella stragrande maggioranza lavoro precario.

Certola realtà pugliese è variegata e a fronte di situazione di crisi abbiamo realtà che si internazionalizzano e che si innovano. Ma un altro dato che ci preme segnalare è la scarsa propensione delle imprese agli investimenti come testimoniato dal rapporto annuale della Banca d’Italia sezione pugliese che, fotografando la realtà del nostro sistema produttivo e manifatturiero, ha evidenziato la crescita di redditività e di margini di guadagno, che però non hanno prodotto un conseguente aumento degli investimenti. In pratica le imprese hanno reinvestito ben poco dei guadagni realizzati. In una realtà globale fortemente competitiva non è difficile immaginare quale futuro per un sistema che non investe. E spiega come ad un aumento del Pil non corrisponda un aumento dell’occupazione né un miglioramento qualitativo della condizione lavorativa.

I dati sia macroeconomici che di carattere più squisitamente regionale fornitici dalle anticipazioni Svimez saranno oggetto di una nostra riflessione più approfondita per aprire un confronto con le istituzioni e con le forze economiche e sociali circa gli strumenti più idonei da mettere in campo per assicurare al Mezzogiorno quella svolta strutturale reale che può determinarne una riduzione del gap rispetto alle regioni più sviluppate. La Cgil affronterà nella sua assemblea nazionale che terrà in Puglia a settembre, e nelle Giornate del Lavoro che terrà a Lecce, in maniera approfondita tutte le tematiche inerenti lo sviluppo del Mezzogiorno: dagli strumenti di politica industriale alla promozione di politiche infrastrutturali capaci di imprimere una svolta positiva, alla logistica, alle politiche di rete, alle politiche culturali e di crescita del sistema universitario. Su tutti questi temi noi vogliamo aprire un confronto largo, aperto, senza pregiudizi ma anche senza inutili proclami trionfalistici che, dati forniti alla mano, non ci autorizzano ad un particolare ottimismo.


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